I Barberini si insediarono a Palestrina in seguito all’acquisto, avvenuto nel 1630, del feudo prenestino dei Colonna da parte del principe Carlo Barberini (1562-1630), fratello di Maffeo Barberini (1568-1644), papa Urbano VIII (1623-1644). Fu proprio il pontefice a volere fortemente l’acquisto di Palestrina, per la sua posizione e la sua gloriosa storia ma soprattutto perché rispecchiava le caratteristiche della “Città del Sole”, la città ideale teorizzata da Tommaso Campanella (1568-1639). Carlo, primo principe di Palestrina, non riuscirà a prendere possesso del feudo perché morirà a Bologna nello stesso 1630.

Sarà suo figlio Taddeo (1603-1647) - nipote prediletto del pontefice che nel 1627 aveva celebrato personalmente le sue nozze con Anna Colonna - a diventare Principe di Palestrina e ad entrare in città accompagnato in pompa magna dallo stesso Urbano VIII che si tratterrà a Palestrina per circa un mese. Con l’arrivo dei Barberini, per Palestrina iniziò una stagione di grande trasformazione e ammodernamento. Taddeo (1605-1647) fece eseguire i primi lavori di ristrutturazione e ampliamento del palazzo baronale e fece edificare la Porta del Sole, un nuovo ingresso monumentale alla città (1642). Con la morte di Urbano VIII e l’ascesa al soglio pontificio di Innocenzo X Pamphili (1644) i Barberini, contrastati dal nuovo papa, furono costretti a fuggire in Francia dove, grazie all’amicizia del cardinal Antonio (1607-1671) - fratello di Taddeo – col card. Mazzarino, trovano protezione presso la corte di Luigi XIV, il Re Sole. La riappacificazione con Roma avvenne nel 1653, grazie al matrimonio di Maffeo Barberini (1631-1685), figlio di Taddeo, con Olimpia Giustiniani (1641-1729), nipote preferita di Innocenzo X.

Maffeo, terzo principe di Palestrina, soggiornò spesso nel feudo prenestino, per il quale mise in campo una serie di interventi che ancora oggi caratterizzano il tessuto urbano della città. Suo figlio Francesco juniore (1668-1738) rinunciò alla primogenitura per seguire la carriera ecclesiastica in favore del fratello Urbano, quarto principe di Palestrina. Al cardinal Francesco si deve la trasformazione della chiesa di Santa Rosalia in mausoleo di famiglia.

Nella Sala dei Depositi riposano ancora oggi le sue spoglie del p.pe Taddeo, del card. Antonio, del p.pe Maffeo, del p.pe Urbano e del p.pe Giulio Cesare Colonna di Sciarra che sposando nel 1728 Cornelia Costanza, figlia di Urbano (che non era riuscito ad avere un erede maschio) e unica erede legittima della famiglia, prese il cognome della moglie e il titolo di principe di Palestrina.

I due ebbero nove figli: il maggiore, Urbano (1733-1796), prese il cognome Colonna di Sciarra, mentre il secondo, Carlo (1735-1819), portò avanti la linea materna prendendo il cognome Barberini e divenendo sesto principe di Palestrina. Il titolo passò poi a suo figlio Francesco (1772-1853) e dopo al figlio di lui, Enrico (1823-1889).

Nel Novecento, Maria Barberini (1872-1955) fu protagonista dell’intricata vicenda della vendita della Pietà di Palestrina, il gruppo scultoreo attribuito a Michelangelo che ornava la Sala dei Depositi.

Il figlio Enrico (1892-1958) le succede al titolo di Principe di Palestrina e a lui, non avendo eredi, succede suo fratello Urbano (1895-1973). Suo fratello Francesco, podestà di Palestrina, ha un figlio, Augusto (1923-2005) che diventa alla morte dello zio Urbano, anch’egli senza figli, principe di Palestrina.

Il suo primogenito Benedetto Barberini è principe di Palestrina.